sabato 19 novembre 2016

Tendenze e punti di vista


Variazione della CO2 registrata alla stazione di Mauna Loa a 12 mesi (in rosso). Sono riportati gli episodi di El Nino e l'eruzione vulcanica del Pinatubo. La curva blu è la media globale della CO2 misurata sulla superficie del mare.

Da qualche tempo guardo con regolarità i dati di CO2 in atmosfera diffusi dal NOAA. Trovo interessante seguire lo sviluppo di quello che, indipendentemente dalle cause, sembra essere un importante cambiamento ambientale in atto.
Dal sito NOAA è possibile scaricare i dati mensili di CO2 in atmosfera e così ho riportato su un grafico le variazioni rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Ho l'impressione che non sia molto diffusa questa rappresentazione dei dati.
Osservando il grafico sembra che da ormai più di 40 anni la CO2 in atmosfera non abbia mai smesso di crescere. Seppur in qualche periodo rallentando la tendenza, la variazione ad un anno risulta sempre positiva e si potrebbe forse affermare che la crescita stia accelerando. Eppure qualcuno ha interpretato così. A prescindere dalla robustezza dell'analisi svolta nel lavoro originale mi sembra che, nel modo in cui è stata riportata la notizia, si confonda il tasso di variazione con il valore assoluto di CO2 in atmosfera.

In qualche caso, ma non nei primi anni '80, la sensazione è che sia abbastanza evidente l'effetto degli episodi di El Nino. E anche l'attuale accelerazione nell'aumento di CO2 in atmosfera appare proprio in relazione con El Nino.
Per curiosità ho inserito l'eruzione del vulcano Pinatubo, ma qualunque considerazione utilizzando solo questi dati mi sembra azzardata.


giovedì 25 agosto 2016

Il peso delle scelte



L'Italia non è tutta ugualmente a rischio sismico.
Alle ore 3:36 del 24 agosto 2016 un terremoto ha devastato alcuni dei tanti centri abitati che ricadono in aree notoriamente sismiche in Italia. Nessuno avrebbe potuto dire quando si sarebbe verificato questo terremoto, ma qualunque persona avesse dedicato pochi minuti alla consultazione della mappa della pericolosità sismica italiana avrebbe potuto vedere che prima o poi ci sarebbe stato. E non tra migliaia di anni.

Chiedere di avere una previsione deterministica più precisa dei terremoti per giustificare l'inadempienza verso le opere di mitigazione dei rischi è un po' come volere un sistema di previsione degli incidenti automobilistici per decidere quando indossare la cintura di sicurezza.

Chi amministra il nostro paese queste cose le sa, e in ogni caso ha il dovere di chiedere a chi queste cose le studia. Se le priorità assegnate nella realizzazione delle opere pubbliche e quindi nello spendere i soldi ricavati dalle nostre tasse (sia che arrivino direttamente dai comuni o transitino dalla cassa comune dell'Unione Europea) sono altre chi fa queste scelte è responsabile delle conseguenze che ne derivano.

Ma quanto è grande questa recente tragedia? quanto sarebbe costato fare prevenzione per limitare i danni? e quanto si spende in grandi opere di discutibile utilità per la collettività?
In queste ore si parla di circa 2500 sfollati. Arrotondiamo la cifra a 3000 e dividiamo per 3 (media di componenti il nucleo familiare) per ottenere il numero di appartamenti (non edifici) inagibili. Totale 1000 appartamenti. Facciamo l'ipotesi che il costo per la messa in sicurezza sismica possa essere dell'ordine di 100.000 euro ad appartamento (valore totalmente arbitrario, ma che dovrebbe essere sovrastimato) al solo fine di avere un ordine di grandezza del problema da confrontare con alcune spese ritenute prioritarie: totale 100.000.000 euro.

Terzo Valico 6.200.000.000 euro definito inutile dall'ex presidente FS Moretti
TAV Torino Lione solo tunnel di base 8.500.000.000 euro l'attuale linea è fortemente sottoutilizzata
Stima costi sostenuti per il ponte di Messina che non si farà 600.000.000 euro
MOSE 5.500.000.000 euro

domenica 10 luglio 2016

Un contrasto stridente

Ipazia

Ritengo un diritto fondamentale che ciascuno di noi sia libero di affermare quasi ciò che vuole. Ma come tutte le libertà personali anche questa ha dei vincoli imposti dalla convivenza più o meno forzata a cui siamo sottoposti. Ci sono però dei casi in cui, pur non violando regole, pur nel diritto inviolabile di pensare ciò che si vuole, emergono stridenti contrasti.

Alcuni giorni fa è arrivato nella mia casella di posta l'invito a presentare le candidature per partecipare ad un'udienza dal papa in occasione del giubileo. L'istituto per il quale lavoro si occupa di ricerca scientifica e, grazie all'impegno dei miei colleghi, è tra i più importanti al mondo nei settori di competenza. Riceve anche finanziamenti per contribuire alla sicurezza della popolazione e alla tutela del territorio in numerosi ambiti. Sebbene ritenga strano che fondi assegnati per gli scopi sopra citati vengano usati per partecipare ad un evento di quel tipo, non è questo l'aspetto della vicenda che mi piace di meno. Forse, in tanti, giudicherebbero spesi peggio i soldi per il mio stipendio. E francamente non farei una battaglia per dimostrare il contrario.
Quel che proprio non mi piace è il modo ufficiale con cui si manifesta un atto di fede personale facendolo diventare, nei fatti, la posizione di tutto l'istituto.

La fede è, per definizione, credere a prescindere da prove sperimentali. La fede la si professa indipendentemente dai fatti. Ed è questo che trovo inconciliabile con il mondo nel quale lavoro. Si badi bene, non l'ipotesi di lavoro "dio esiste?", ma l'atto di fede "dio esiste indipendentemente dai fatti".  Dal mio punto di vista prendere una posizione del genere non è per nulla diverso dal credere negli oroscopi, o seguire cure fantasiose come l'omeopatia. E infatti in un ambiente di lavoro nel quale molti si professano credenti in dio esistono anche molti incuriositi da oroscopi e fruitori di zuccherini curativi.

Oggi come in passato esistono persone che, in un modo o nell'altro, in nome di un ipotetico dio uccidono concretamente. Non è una novità di tempi moderni particolarmente difficili, in passato anche chi adesso professa l'amore tra le genti ha sterminato in nome di dio. Ma è, forse, cosa recente la presenza diffusa di ambienti in cui il pensiero razionale è, o dovrebbe essere, il substrato imprescindibile per il proprio operato. Questi ambienti dovrebbero essere un argine al pensiero irrazionale ed ai suoi eccessi.
Ecco forse, se non se coglie l'incompatibilità insanabile, è almeno per un problema di opportunità che si dovrebbe evitare di prendere determinate posizioni.


giovedì 23 giugno 2016

Un grazie di cuore

Era da alcuni anni che non viaggiavo su un treno della ferrovia Circumetnea e sono stato piacevolmente sorpreso dalle molte novità che ho potuto osservare. Sono in corso importanti lavori di ammodernamento della linea e rettifica del tracciato. In alcuni tratti il percorso è adesso in galleria evitando le interferenze con il traffico stradale di S. M. di Licodia, Biancavilla e Adrano. I nuovi tratti di linea sono predisposti per accogliere il binario a scartamento ordinario e l'elettrificazione. Sono stati acquistati 4 moderni autotreni a due casse DMU 001-004 e, cosa che apprezzo molto, è stato istituito il servizio di trasporto delle biciclette sia in alcuni treni normalmente in orario che mediante una carrozza, opportunamente modificata, per treni speciali.

Incrocio tra DMU 001 e ADe 19 "La seconda" in livrea "Il treno dei vini dell'Etna" presso Passo Zingaro

Ma non basta, è in corso di realizzazione un piccolo museo ferroviario nella ex rimessa di Bronte dedicato ad accogliere il materiale storico della ferrovia. Si tratta di un patrimonio di archeologia industriale di tutto rispetto, considerando la piccola estensione della linea, e che vanta due ALn 56 e due locomotive a vapore la N.14 e la N.10 Mascali quest'ultima candidata ad essere utilizzata per i treni speciali a vapore.

Coppia di motocarrelli gru AGR140 c seguita dalla carrozza R552 e da un'automotrice della serie ADe 11-20
presso la stazione Catania Borgo

Nonostante il sincero entusiasmo per le tante novità non ho potuto fare a meno di chiedermi: ma tutto questo quanto costa? in che misura l'ho pagato io con il biglietto?
Ho scoperto così in internet qualche documento FCE interessante. Nulla di segreto, ma penso che pochi degli utenti e dei finanziatori ne siano a conoscenza. Dal bilancio preventivo 2016 si ricava, oltre a tante informazioni su cui varrebbe la pena di riflettere, che il rapporto tra gli incassi dalla vendita dei biglietti e i costi di gestione è dell'ordine di 1 a 10, e oltre.

Le entrate traffico sono comprensive di quelle del trasporto su gomma che è circa il 67% del totale

In altri termini vuol dire che mentre io mi godevo lo splendido paesaggio etneo dal finestrino del treno, almeno altre nove persone hanno pagato lo stesso biglietto senza avere il piacere di viaggiare, a loro va il mio sentito grazie. Oppure, detto diversamente, il costo reale di un biglietto da 70 km a/r è di 91 euro. Sarebbe più conveniente predisporre un servizio di taxi con berline di lusso.

Il piano di ammodernamento prevede una spesa di circa 256 milioni di euro, compresi i 4 nuovi treni. Soldi totalmente dedicati al settore ferroviario che contribuisce per meno di un terzo al prodotto totale lordo. Vuol dire che se, per assurdo, tutte le entrate dei biglietti fossero destinate a questo scopo servirebbero circa 70 anni per ripagarlo; giusto in tempo per pensare al prossimo potenziamento infrastrutturale. Ma è un'ipotesi ottimistica perché dal documento di bilancio di cui sopra risulta che il traffico passeggeri ferroviario è in netto calo negli ultimi venti anni, quello globale è stabile.



lunedì 20 giugno 2016

Il mio primo viaggio in bicicletta

Dopo averlo desiderato per anni e dopo alcuni tentativi falliti ho finalmente fatto il mio primo viaggio in bicicletta. Devo dire che ne sono entusiasta, un'esperienza gratificante che mi ha permesso di vedere posti bellissimi.

Un po' per scelta un po' per necessità viaggiando in bici si può non usare solo la bicicletta.

Viaggiare non è, per me, solo arrivare in un luogo bello o interessante. Anche la preparazione del viaggio è parte del viaggiare e il modo in cui si sceglie di raggiungere la destinazione è parte del viaggio. In questo senso, secondo me, viaggiare in bicicletta amplifica le sensazioni e il piacere di godere dei luoghi che si raggiungono. Non è la stessa cosa arrivare in una spiaggia deserta parcheggiando l'auto a pochi metri dal bagnasciuga o farlo dopo decine di chilometri lungo stradine solitarie, osservando gli innumerevoli scorci e i dettagli.

Inevitabilmente ci si deve organizzare, scegliere di portare con se le cose essenziali riducendo al minimo il bagaglio. Eppure mi è capitato di aver portato cose superflue, che non ho utilizzato. Come ho constatato in altri campi la scarsità di risorse stimola l'uso efficiente di quelle di cui si dispone e non è necessariamente un male.

E' un peccato che il viaggio in bici sia visto come una scelta stravagante, o la soluzione adottata da un temerario atletico (e io non mi riconosco in nessuno dei due ruoli). In realtà sarebbe alla portata di molti e infatti altrove è così. Ma non in Italia, o almeno non in tutta. E lo si percepisce a partire da come è gestito il trasporto delle biciclette sui treni. Lo spazio dedicato alle bici quando va bene è sfruttato male. In un caso mi è capitato che sia stato convertito con bagagliere per accogliere le valige. Se poi si sceglie di acquistare treni moderni, ATR 365 con spazio per le bici, senza che questi abbiano l'accesso a raso è il chiaro segno che la scelta è fatta più a fini di immagine che con l'intento di incentivare il cicloturismo.

Anche una regione come la Sardegna, che del turismo dovrebbe fare la propria ricchezza incontrastata, non ha ancora adottato quel minimo di accorgimenti per agevolare queste scelte.
Lungo tante delle strade che ho percorso, alcune con molto traffico e pericolose, sarebbe semplice affiancare percorsi ciclabili. Lo spazio non manca e nella maggior parte dei casi basterebbe rendere praticabile quello già disponibile. Oppure la segnaletica, nei fatti carente, potrebbe al contrario indirizzare verso percorsi alternativi meno pericolosi e di maggior interesse per chi viaggia in bicicletta. Può capitare, invece, di cercare un campeggio e non avere nessuna indicazione di quelli presenti nei dintorni, imbattendosi invece nella segnaletica di campeggi a 80 km di distanza. Oppure arrivare all'ingresso di un campeggio chiuso per sequestro giudiziario da mesi, ma regolarmente pubblicizzato nelle mappe distribuite ai turisti o su internet.

Purtroppo ho l'impressione che il turismo sia visto un po' come una sorta di nuovo sfruttamento minerario. Si cerca di prendere il massimo da ciò che c'è senza preoccuparsi di coltivare la risorsa e proteggere ciò per cui le persone visitano quei luoghi.

sabato 14 maggio 2016

Pedalando pensando...



Anche questa volta il viaggio in bicicletta è sfumato, all'ultimo momento. Fortunatamente non soffro della sindrome dell'obbiettivo mancato e il poter vedere comunque posti bellissimi ha ampiamente compensato la piccola delusione. Erano molti anni che non visitavo la Sardegna e per quanto mi ricordassi che fosse bella mi ha ugualmente sorpreso.

Uno dei motivi che mi ha indotto a rinunciare a partire con la sola bici è stata la paura di imbattermi in qualche acquazzone. Non solo durante un trasferimento in bicicletta ma anche durante le soste in campeggio. E in effetti un po' di pioggia l'ho incontrata.

Ma pedalando mi è venuta in mente un'idea: non si potrebbe, visto che ormai il turismo in bici comincia a diffondersi, pensare a qualche semplice soluzione per venire incontro alle poche esigenze dei ciclisti. In particolare i campeggi potrebbero prevedere qualche piazzola, anche più piccola del normale, dotata di semplici ed economiche soluzioni che agevolerebbero non poco i cicloturisti e li invoglierebbero a scegliere un campeggio rispetto ad un altro.

Qualche idea:

  • piazzole con una copertura per riparare dalla pioggia
  • armadietti metallici anche di piccola cubatura per conservare i pochi oggetti di valore o facilmente asportabili dalle bici
  • presa elettrica a bassissimo amperaggio e di tipo standard domestico, quanto basta per ricaricare un cellulare o cose simili. Meglio se questa presa fosse interna all'armadietto così da poter lasciare il telefono o le batterie della fotocamera in carica anche mentre si va in giro
  • rastrelliera dove assicurare la bici 

Questi piccoli di più nella dotazione delle piazzole avrebbero costi bassissimi e penso che costituirebbero un forte richiamo per gli appassionati potendo inoltre essere sicuramente offerti senza costi aggiuntivi.
Altre idee potrebbero essere prese in considerazione. In più si potrebbe pensare ad una sorta di bollino che indica i campeggi ciclo-amichevoli, assegnato da qualche associazione di ciclo-amatori, e che in un apposito sito raccolga la mappa dei vari campeggi e le recensioni dei vari utenti.