Ipazia |
Ritengo un diritto fondamentale che ciascuno di noi sia libero di affermare quasi ciò che vuole. Ma come tutte le libertà personali anche questa ha dei vincoli imposti dalla convivenza più o meno forzata a cui siamo sottoposti. Ci sono però dei casi in cui, pur non violando regole, pur nel diritto inviolabile di pensare ciò che si vuole, emergono stridenti contrasti.
Alcuni giorni fa è arrivato nella mia casella di posta l'invito a presentare le candidature per partecipare ad un'udienza dal papa in occasione del giubileo. L'istituto per il quale lavoro si occupa di ricerca scientifica e, grazie all'impegno dei miei colleghi, è tra i più importanti al mondo nei settori di competenza. Riceve anche finanziamenti per contribuire alla sicurezza della popolazione e alla tutela del territorio in numerosi ambiti. Sebbene ritenga strano che fondi assegnati per gli scopi sopra citati vengano usati per partecipare ad un evento di quel tipo, non è questo l'aspetto della vicenda che mi piace di meno. Forse, in tanti, giudicherebbero spesi peggio i soldi per il mio stipendio. E francamente non farei una battaglia per dimostrare il contrario.
Quel che proprio non mi piace è il modo ufficiale con cui si manifesta un atto di fede personale facendolo diventare, nei fatti, la posizione di tutto l'istituto.
La fede è, per definizione, credere a prescindere da prove sperimentali. La fede la si professa indipendentemente dai fatti. Ed è questo che trovo inconciliabile con il mondo nel quale lavoro. Si badi bene, non l'ipotesi di lavoro "dio esiste?", ma l'atto di fede "dio esiste indipendentemente dai fatti". Dal mio punto di vista prendere una posizione del genere non è per nulla diverso dal credere negli oroscopi, o seguire cure fantasiose come l'omeopatia. E infatti in un ambiente di lavoro nel quale molti si professano credenti in dio esistono anche molti incuriositi da oroscopi e fruitori di zuccherini curativi.
Oggi come in passato esistono persone che, in un modo o nell'altro, in nome di un ipotetico dio uccidono concretamente. Non è una novità di tempi moderni particolarmente difficili, in passato anche chi adesso professa l'amore tra le genti ha sterminato in nome di dio. Ma è, forse, cosa recente la presenza diffusa di ambienti in cui il pensiero razionale è, o dovrebbe essere, il substrato imprescindibile per il proprio operato. Questi ambienti dovrebbero essere un argine al pensiero irrazionale ed ai suoi eccessi.
Ecco forse, se non se coglie l'incompatibilità insanabile, è almeno per un problema di opportunità che si dovrebbe evitare di prendere determinate posizioni.
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