lunedì 20 giugno 2016

Il mio primo viaggio in bicicletta

Dopo averlo desiderato per anni e dopo alcuni tentativi falliti ho finalmente fatto il mio primo viaggio in bicicletta. Devo dire che ne sono entusiasta, un'esperienza gratificante che mi ha permesso di vedere posti bellissimi.

Un po' per scelta un po' per necessità viaggiando in bici si può non usare solo la bicicletta.

Viaggiare non è, per me, solo arrivare in un luogo bello o interessante. Anche la preparazione del viaggio è parte del viaggiare e il modo in cui si sceglie di raggiungere la destinazione è parte del viaggio. In questo senso, secondo me, viaggiare in bicicletta amplifica le sensazioni e il piacere di godere dei luoghi che si raggiungono. Non è la stessa cosa arrivare in una spiaggia deserta parcheggiando l'auto a pochi metri dal bagnasciuga o farlo dopo decine di chilometri lungo stradine solitarie, osservando gli innumerevoli scorci e i dettagli.

Inevitabilmente ci si deve organizzare, scegliere di portare con se le cose essenziali riducendo al minimo il bagaglio. Eppure mi è capitato di aver portato cose superflue, che non ho utilizzato. Come ho constatato in altri campi la scarsità di risorse stimola l'uso efficiente di quelle di cui si dispone e non è necessariamente un male.

E' un peccato che il viaggio in bici sia visto come una scelta stravagante, o la soluzione adottata da un temerario atletico (e io non mi riconosco in nessuno dei due ruoli). In realtà sarebbe alla portata di molti e infatti altrove è così. Ma non in Italia, o almeno non in tutta. E lo si percepisce a partire da come è gestito il trasporto delle biciclette sui treni. Lo spazio dedicato alle bici quando va bene è sfruttato male. In un caso mi è capitato che sia stato convertito con bagagliere per accogliere le valige. Se poi si sceglie di acquistare treni moderni, ATR 365 con spazio per le bici, senza che questi abbiano l'accesso a raso è il chiaro segno che la scelta è fatta più a fini di immagine che con l'intento di incentivare il cicloturismo.

Anche una regione come la Sardegna, che del turismo dovrebbe fare la propria ricchezza incontrastata, non ha ancora adottato quel minimo di accorgimenti per agevolare queste scelte.
Lungo tante delle strade che ho percorso, alcune con molto traffico e pericolose, sarebbe semplice affiancare percorsi ciclabili. Lo spazio non manca e nella maggior parte dei casi basterebbe rendere praticabile quello già disponibile. Oppure la segnaletica, nei fatti carente, potrebbe al contrario indirizzare verso percorsi alternativi meno pericolosi e di maggior interesse per chi viaggia in bicicletta. Può capitare, invece, di cercare un campeggio e non avere nessuna indicazione di quelli presenti nei dintorni, imbattendosi invece nella segnaletica di campeggi a 80 km di distanza. Oppure arrivare all'ingresso di un campeggio chiuso per sequestro giudiziario da mesi, ma regolarmente pubblicizzato nelle mappe distribuite ai turisti o su internet.

Purtroppo ho l'impressione che il turismo sia visto un po' come una sorta di nuovo sfruttamento minerario. Si cerca di prendere il massimo da ciò che c'è senza preoccuparsi di coltivare la risorsa e proteggere ciò per cui le persone visitano quei luoghi.

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