Percorrendo la riserva da sud a nord si attraversa quello che secondo me è il luogo più bello di quest'oasi: un piccolo tratto dal quale si perdono di vista tutte le strutture costruite dall'uomo, sia le case bianche della recente aggressione alla costa, sia i resti di quello che fu nel corso dei secoli un centro "industriale". Con un minimo di fantasia si può immaginare cosa dovesse essere un tempo la costa sud orientale di quest'isola, un susseguirsi di spiagge sabbiose, dune coperte di vegetazione bassa, paludi costiere.
Attraversando questi luoghi mi meraviglio di come si siano salvati miracolosamente eppure non sono del tutto soddisfatto. L'attuale gestione della riserva sta provvedendo, ormai da diversi anni, al recupero di alcune strutture e alla costruzione, da zero, di piccole opere sulla cui utilità sono molto perplesso. Si tratta di muretti a secco e scale in pietra. Non credo che ci sia una reale necessità di queste opere, se non la volontà di dare lavoro e rendere più "digeribile" questi pochi ettari di territorio sottratti allo sfruttamento selvaggio.
Siamo quindi ancora in presenza di un'idea di tutela della natura che prevede la necessità di interventi umani quasi che la natura avesse necessario bisogno del nostro intervento. Certo per quanto apparentemente naturale anche questa riserva è profondamente segnata dall'intervento dell'uomo nel corso dei secoli. E forse è proprio per questo che sarebbe bello se la si lasciasse fare il suo corso rendendo visibili il meno possibile le nostre tracce.
L'aspetto che rischia di assumere questo luogo è quello di uno splendido giardino all'italiana, magari ben curato e forse addirittura libero dai rifiuti portati dalle onde o lasciati da bagnanti incivili, ma non riesce ancora a rendere l'idea di una riserva di natura libera dall'ormai onnipresente presenza dell'uomo. Sarà solo una splendida riserva artificiale di simulata naturalità.
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