domenica 26 aprile 2015

Autenticamente ignoranti

Copia autentica (?) di un falso storico
Perché anche a fronte di evidenze scientifiche è così difficile rassegnarsi? accettare il fatto che ciò a cui si è dato credito invece è falso? i motivi sono tanti e radicati nella propria formazione, intendo non solo quella avuta nel corso di un più o meno lungo percorso scolastico. Sono motivi impregnati dei tanti stimoli che la società nella quale viviamo ci ha fornito. Le regole scritte e quelle non scritte, il comportamento della maggioranza, il desiderio di essere parte di un gruppo, la paura di ciò che non conosciamo, il desiderio di trovare scorciatoie ai percorsi lunghi e complessi che dovremmo intraprendere... si potrebbero scrivere a centinaia le motivazioni e le loro sfumature e interazioni che ci inducono a rifiutare la scienza in favore delle teorie più bislacche. Per prime però ci sono forse le motivazioni di natura per così dire innata nel senso di scritte nel nostro codice comportamentale genetico e che trovano ragion d'essere nel vantaggio che questi comportamenti possono fornirci in particolari condizioni.

Tra le tante motivazioni a questi comportamenti ho la sensazione che solo una relativamente piccola parte preveda la consapevolezza di affermare il falso, una visione chiara del fatto che si sta sostenendo una tesi sbagliata. In sostanza un comportamento in malafede in cui si mente sapendo di mentire. Mi è stato fatto notare, da chi ha ben più esperienza di me ad esempio in campo medico riguardo alle false terapie,  che non è così e che il più delle volte si tratta di reale malafede. Non ne sono convinto. Pensiamo solo all'esercito di fedeli, persone che nella maggioranza dei casi non trarrebbero vantaggi, se non quelli ipotetici da realizzarsi in un futuro altrettanto ipotetico, dal professare una fede nella quale non credono. Tra loro chi potrebbe essere in malafede lo si deve ricercare o tra chi è parte della struttura gerarchica della religione o tra chi, per tornaconto sociale, finge una fede che non ha. Analogamente nel caso medico, a parte chi ci guadagna (soldi o influenza), è difficile pensare che chi si affida ad uno stregone, magari armato di cerotto quantistico, lo faccia sapendo che si tratta di una pratica totalmente insensata.

Le regole che guidano il progresso scientifico sembrano estremamente semplici verrebbe quasi da dire che si tratti di regole di buon senso, quasi banali. Eppure è proprio qui l'inghippo, vanno contro il senso comune. Il principio, ad esempio, che l'onere della prova di una qualunque affermazione spetti a chi quella affermazione la va sostenendo non dovrebbe meravigliare. Altrimenti ciascuno potrebbe liberamente sostenere qualunque cosa e pretendere di avere ragione fino a (spesso impossibile) dimostrazione contraria. E per provare la veridicità di una affermazione non basta elencare un numero qualsivoglia grande di casi apparentemente favorevoli. Sembra ovvio, ma non lo è. Provate a contrastare chi ha provato la "medicina" omeopatica e sostiene di essere guarito. E' un'impresa quasi disperata cercare di convincerlo che la sua guarigione, anche ammettendo che sia vera, non è la dimostrazione che lo zuccherino omeopatico ha funzionato. Questo modo errato di concepire la dimostrazione di una tesi è tutt'altro che ristretto ad un ambito di persone totalmente digiune di scienza; ho constatato, e confesso che è stato ed è traumatico, che anche proprio dove il metodo scientifico dovrebbe essere prassi indiscussa si annida come un tarlo insidioso.

L'idea, poi, che una qualunque affermazione vada contestualizzata, si debba cioè definire un insieme di condizioni al contorno che ne chiariscano l'ambito di validità è altrettanto ostica per il comune sentire. E' assolutamente ragionevole che in una comune conversazione si lasci all'intuizione dell'interlocutore la definizione implicita delle condizioni al contorno; sarebbe semplicemente impossibile una definizione rigorosa nello svolgimento della vita quotidiana. Ma se vogliamo fare una affermazione che abbia una qualche valenza scientifica definirne il campo di validità è indispensabile. Questa idea, come quella che le misure abbiano sempre un errore associato o che una cura possa funzionare solo in una percentuale stimabile di casi sono percepite come indice di una scarsa "autorevolezza". Lo sanno bene i ciarlatani, loro si in malafede, che si guardano bene dal limitare il campo di validità delle loro affermazioni proponendo sempre, ad esempio, cure a spettro amplissimo.

Considerare il più delle volte in malafede chi condivide una o più delle tante forme di pensiero ascietifico non è solo fuorviante, ma potrebbe essere causa di una sbagliata opera di contrasto. Al limite, paradossalmente, potrebbe indurre a pensare di combattere fenomeni estremi e violenti di irrazionalità attraverso sanzioni che, indirizzate verso chi è convinto che la salvezza sia in un'altra vita, hanno un effetto nullo o al limite di sfida.
Per combattere il pensiero irrazionale l'unica strada efficace penso che sia l'istruzione, nel senso ampio del termine, non il mero nozionismo (una laurea non si nega a nessuno), ma trasmettendo i principi fondamentali della scienza e del suo metodo di indagare il mondo.



sabato 18 aprile 2015

Quando si dice le coincidenze...


Ho già parlato delle gallerie dell'autostrada Catania - Siracusa in questo post. Un piccolo dettaglio si è aggiunto, al mio personale quadro, in questi giorni. A causa di un incidente che ha bloccato l'autostrada sono stato costretto a percorrere un itinerario alternativo e questo mi ha portato a passare proprio davanti all'ingresso degli impianti fotovoltaici presenti sopra le gallerie artificiali. Una sensazione come di... cortocircuito mi ha assalito quando ho visto il cartello all'ingresso dell'impianto. Pizzarotti energia, ma vuoi vedere che è parente della società che ha costruito l'autostrada? Mai dai... guarda che combinazione è proprio così ANAS.

Io sono un assoluto profano in termini di progettazione, costruzione e gestione di autostrade, ma essendo uno di quelli che quell'autostrada l'ha pagata e ne continua a pagare la gestione non riesco a non pormi alcune domande:
  1. Non è che si poteva evitare di costruire alcune gallerie realizzando percorsi in trincea, peraltro simili a tratti adiacenti, con notevoli risparmi in oneri di progettazione e realizzazione?
  2. Quanto ci costa annualmente la gestione di quelle gallerie in termini di energia, manutenzione impianti e tra qualche anno manutenzione delle strutture? ne si è tenuto conto in fase di progettazione? 
Da ignorante ho la sensazione che abbiamo costruito delle gallerie inutili, di cui pagheremo in eterno i costi di gestione, che hanno consentito ad un privato di installare un impianto fotovoltaico che finanziamo con lauti incentivi.